Olio su carta riportata su tela, in cornice coeva,
cm. 33x24,5
Il dipinto è un bell'esempio di pittura bolognese degli ultimi anni del Seicento che, per le sue caratteristiche così specifiche, non può che condurre verso il nome di G.A. Burrini e a una datazione affine a quella dei bozzetti del Canuti per le volte dello scalone di Palazzo Pepoli Campogrande, e cioè entro l'ottavo decennio del Seicento.
Bibliografia di riferimento
E. Riccomini, G.A. Burrini, in Arte antica e moderna, 1959;
La pittura emiliana del '600, a cura di Adraino Cera, Longanesi, Milano, 1982.